venerdì 5 dicembre 2014

DISCOVERING ANCIENT BABILONIA



La Giordania è un luogo mistico, ricco di storia, a partire dalle numerose pitture rupestri risalenti ala preistoria, fino ad arivare al leggendario Lawrence D’Arabia, che tra le vallate del Wadi Rum fissò la sua base operativa durante la Rivolta Araba del 1917. I meravigliosi templi di Petra, città perduta dei Nabatei. Il Mar Morto, le alte pianure della zona di Dana e Feynnan e più a Nord i siti archeologici di Jerash e Ajloun. 



Dopo una settimana in questo magico paese lascio il campo tendato per salire sull’altura che lo sovrasta. Mi sdraio sulla sabbia ancora calda, davanti a me il sole sta lasciando spazio alla notte in un magnifico tramonto. Sarà il rosso della sabbia, sarà che questo meraviglioso viaggio già mi manca, ma affondo le mani nella sabbia e mi abbandono a questo momento, come a voler lasciare qui un pezzetto di me, come per non voler tornare, domani mattina, sotto la pioggia settembrina di casa.




Di Attila Dalla Palma


Jordan is a mystical place, rich in history, starting from the rock paintings dating back to prehistory, until the legendary Lawrence of Arabia, that set his camp in the hidden valleys of Wadi Rum during the Arab Revolt of 1917. The beautiful temples of Petra, lost city of the Nabataeans. The Dead Sea, the high plains area between Dana and Feynnan and further north the archaeological sites of Jerash and Ajloun.

After a week in this magical country I decide to leave my camp tent to climb the hill above it. I gently lie on the sandy ground, still hot. The sun is giving his way to the night in a magnificent sunset. It could be the red of this sand, as well as this wonderful journey that I already miss, but I surrender to the moment, in wich i'd like to leave here a little piece of me, as if not wanting to come back home, tomorrow morning, under a september rain.

mercoledì 3 dicembre 2014

PATAGONIA INVERNALE




Vivo la Patagonia come una seconda casa; dopo un po’ che sono lontana da lei mi manca come l’aria in una stanza buia e chiusa, mi sento irrequieta e devo subito progettare il mio prossimo ritorno. 



El Campo de Hielo Sur è la mia frontiera, il luogo dove cercare me stessa nella paura di non trovarmi o di scoprirmi diversa da quello che penso. Quasi 400 km di infinito bianco, il terzo ghiacciaio continentale più grande al mondo, che con la pazienza di una formichina e con ai piedi le mie Dolomite da anni percorro un po’ alla volta, in tutte le stagioni, anche d’inverno, dopo due tentativi di traversata integrale riusciti a metà; perché in questa terra, dai tratti ancestrali, non sei tu a decidere cosa farai. 



Così ogni volta che la bufera mi inchioda giorni su giorni in una tenda battuta dal vento, quando percepisco perfettamente di aver paura, quando il pensiero degli affetti lontani diventa un macigno insopportabile, allora mi chiedo “perché”. 


Ma quando lo stesso vento si sbarazza delle nuvole e il mio sguardo si perde nello spazio terso, allora tutto mi torna chiaro; riprendo il mio passo sicuro per spingermi ancora oltre l’orizzonte dove si respira l’immenso, dove mi sento parte di una natura madre e matrigna, da amare e temere, alla quale continuerò a forzare la mano, ma sempre con rispetto.



Di Antonella Giacomini

Patagonia is like as a second home to me; after a while that I'm far away from her I miss her like the air in a dark and closed room, I feel restless and I have to plan my next return.

El Campo de Hielo Sur is my frontier, the place where to look for myself fearing of not to find me or to discover me in a  different way from what I thougt. Nearly 400 km of endless white, the third largest continental glacier in the world, with the patience of an ant, and with my Dolomite on my feet, I walk a bit 'at a time, in all seasons, even in winter; because in this ancestral land, the decision of what to do doesn't depend from you.

So whenever the storm nails me for days and days of wind inside a tent, when I perceive to be afraid, when the thought of my distant family becomes an unbearable stone, I wonder "why".

But when the same wind gets rid of the clouds, then everything comes back to me clear; I resume my surefooted to go even beyond the horizon where you can feel the immense, where I feel part of nature mother and stepmother, to love and fear, which I will continue to force the hand, but always with respect.

martedì 2 dicembre 2014

BREITHORN +28 -23



Bi bip Bi bip Bi bip. Suona la sveglia. Apro gli occhi e l'unica cosa che riesco a pensare è: "Che diavolo!". La finestra è aperta su Corso Chieri, la tenda resta immobile, neanche un filo d'aria la muove. Sono riuscito a chiudere davvero gli occhi ed a rilassarmi solo nell'ultima ora, prima non avevo fatto che rigirarmi sul letto, sudato, in cerca di pace. Guardavo mio padre, e mi chiedevo come diavolo facesse a dormire con quel caldo, dimenticandomi per qualche istante che di viaggi e situazioni scomode lui ne aveva vissute tante! Era abituato alle scomode pietraie Hymalayane o ai bivacchi sperduti nei Lagorai, quel caldo non era nulla di che. Raccogliamo gli zaini, saliamo in macchina. Le case attorno dormono ancora, Torino è silenziosa. Guardo il termometro della plancia sul cruscotto, segna 28°, sono le quattro e trenta del mattino.




Salendo lungo la Val d'Aosta la temperatura si mitiga ed arrivati a Cervinia ci sono 17 gradi. Si sta decisamente meglio! Un ultimo controllo all'attrezzatura e si parte. La funivia ci porta velocemente da 1600 ai 3480 di Plateau Rosà. Il tempo di un cappuccino, e di indossare i ramponi e siamo finalmente sulla neve. Sono le nove e trenta, soffia un leggero filo di vento, siamo intorno allo zero.




Dopo aver attraversato le piste del comprensorio del Plateau ci lanciamo in territorio "vergine", dove solo gli alpinisti arrivano. E' una giornata meravigliosa e sulla parete già si vede qualche puntino che lentamente risale. Lo guardo, il Breithorn. E' il mio primo quattromila. Un piccolo cocuzzolo tondo, contornato da splendide vette che già mi fanno sognare e fanno volare a mille la mia voglia di alta montagna. Il Cervino sulla destra, il Monte Rosa sulla sinistra. guardo anche loro, prima o poi li saliremo tutti, i grandi quattro! Bianco, Rosa, Monviso e Cervino, ma dovrò certamente allenarmi!




All'una circa arriviamo in vetta. Tira un vento forte, sicuramente sopra i sessante chilometri l'ora. Guardo la corda che mi lega al mio vecchio, sta dritta, rigida, sospesa a mezz'aria. Sulla pelle sento finalmente un po' di fresco, quello che avevo a lungo sognato durante la notte precedente. Ci saranno quindici gradi sotto zero, ma la temperatura percepita è -23°. Riempio i polmoni d'aria, mi guardo attorno e capisco, che questa è una di quelle cose che voglio facciano parte della mia vita. 


Di Attila Dalla Palma


Bi Bip Bi Bip Bi Bip. The alarm sounds. I open my eyes and the only thing I can think is: "What the hell!". The window is open on Corso Chieri and the tent remains motionless, not a breath of air to move it. I was able to close my eyes and relax really only during the last hour, before I had done nothing more than turn over on the bed, sweating and looking for peace. I gave a look at my father, and I wondered how the hell did he sleep with that warm, forgetting for a moment how many travels and uncomfortable situations he had lived! He was used to the uncomfortable stony grounds of Hymalaya or to the lost bivouacs in Lagorai, that heat was just nothing. We collect our backpacks and we jump into the car. The houses around are still asleep, Turin is silent. I look at the thermometer of the car's dashboard, it marks 28 °, it's four thirty in the morning.

Going along the Val d'Aosta the temperature mitigates itself and when we reach Cervinia there are 17 degrees. It is definitely better! A final control to the equipment and we can go. The cable lift takes us quickly from 1600 to the 3480 meters of Plateau Rosa. Just the time for a cappuccino and for wearing the crampons and we are finally on the snow. It's nine-thirty, it blows a slight breath of wind, and temperature it's around the zero.

At about one o'clock we reach the summit. It blows a strong wind, surely over sixty chilometers per hour. I look at the rope that binds me to my old man, it's straight, rigid, suspended in midair. I can finally feel a bit of fresh on my skin, that fresh I had long dreamed of during the previous night. There will be fifteen degrees below zero, but the wind chill is -23 °. I fill my lungs with the thin air, I look around myself and I understand that this is one of those things that I want to be part of my life.